sabato 5 gennaio 2013

Assente giustificato

Eccomi nuovamente a Milano. Sono tornato a casa per le feste. E quanto parlo di casa parlo di Napoli. Sono tornato per riprendere possesso del mio cuore che in questi giorni è rimasto qui, orfano di me. L'ho lasciato a Milano per avere la testa libera di pensare a questa situazione. Ma non è servito a molto. Mille pensieri da pensare, come diceva Sara, e uno solo che obnubila gli altri. Quella ragazza in bici che, inconsapevole ha mischiato le carte dei miei desideri. Quella regina di cuori che aspetto manco fossi un giocatore di poker. Un poker di donne che se sale non ti regala la vittoria certa, ma quantomeno il brivido di una buona mano. E con un poker di donne si rilancia. Ma per ora in mano ho soltanto un tris e aspetto solo di poter scartare questo due di picche che a tuttora rimane qui tra le mie mani.

martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale

Grazie a tutti. Purtroppo il tanto atteso regalo di Natale non è ancora arrivato. Ma non disperiamo, le ricerche continuano.

lunedì 24 dicembre 2012

Interno giorno

Ok è ufficiale, la cosa sta diventando più grande di me. Ora pure Il corriere della sera parla de #ladonnadigiorgio. E forse questo è il meno, perchè in due ore è cambiato tutto. Ma non come vorrei, visto che non ho ancora trovato la ragazza. Ma nel senso che prima mi hanno contattato per un intervista in tv. E di tutta reazione mi è salita una nausea che neanche dopo cinque mojito. Caldo, freddo, caldo, freddo e stordimento. E poi mi ha chiamato un produttore cinematografico per un film. Un film dico io. Io sto solo cercando una ragazza e non una a caso, quella lì, quella incontrata sul Cavalcavia Bussa la notte del 15 novembre di quest'anno. Insomma, un'intervista tv e un film. In condizioni normali direi "cavolo bello" e invece no. Solo paura di una cosa bella, che è quasi peggio. Sono tipo quelle squadre che perdono per paura di vincere. Ora però vorrei solo far passare il Natale e completare con calma il puzzle delle mie idee.

domenica 23 dicembre 2012

S'i fosse fuoco

Ok forse ho esagerato. Sono troppo romantico ed è troppo anche per me che romantico sono. Ma una risata, concedimi una risata. Scrivimi un tweet, un messaggio su facebook, una mail, qualcosa insomma. Fammi sentire che ci sei. Ci beviamo una birra, una cedrata, una spuma e poi mi racconti che sei già fidanzata, che sei sposata, che hai 78 figli, che quella sera sei partita per il giro del mondo in bici. Certo, se poi mi dici che hai visto il servizio su Studio Aperto me ne faccio una ragione. E liberi tutti. Ma batti un colpo. Sono quel che si dice "un tipo a posto". Sono simpatico, estroverso, vorrei un mondo senza guerre e amo gli animali. Insomma sono tipo Miss Italia, anzi Mister. Prometto che non ti parlerò di Cavani, di Hamsik e di Pandev. Ma sarà solo l'occasione per ridere di tutta questa situazione. Ormai di noi ne parlano tutti e lo dico senza presunzione, ma sai com'è... Studio Aperto è sinonimo di tutti. Le persone mi scrivono ed è bellissimo, alcune sono perplesse altre attendono, come me, la fine o forse l'inizio di questa storia. La cosa è partita quasi per gioco, ma ora ci sono dentro e devo giocare. Il gioco si è fatto lotta e indietro non si torna. Sono come un gladiatore dentro al Colosseo. Alza questo pollice!

sabato 22 dicembre 2012

...e il naufragar m'è dolce in questo mare

Squilla il cellulare. Alessandro mi chiama per dirmi che la mia storia, la mia ricerca, è finita in home page su Repubblica.it. L'incredulità lascia il passo in un attimo alla vergogna. "Mmm ci sentiamo tra un po'" gli dico, senza lasciargli il tempo di aggiungere nulla. Ora il mio sguardo vaga per casa senza trovare ciò che cerca, guardando senza vedere. E a casa non ho neanche una birra per sedare il formicolio che sento nella mia testa. Bevo un bicchiere d'acqua, come facevo 20 anni fa per cancellare gli incubi notturni. E in un attimo tutto si acquieta, e l'oceano diventa lago. Le possibilità di ritrovarla in qualche modo aumentano e non mi vergogno più. Come non ci vergogna dei propri sogni. Quello che questa cosa è diventata, un sogno. Ma non di quelli alla Briatore. Ma un sogno reale. Quelli che fanno tabula rasa del resto. Quelli che ti rendono affamato, come diceva qualcuno. Un fischio, sarebbe bastato un fischio per evitare tutto questo. Per evitare di vagare la sera in quel luogo. Il luogo dell'incontro. Quel cavolo di Cavalcavia Bussa a cui non ho mai dato molta importanza. "Passiamo di qua" dicevo ai miei amici che non capivano la mia improvvisa passione per Isola e Corso Como. Le serate fredde, hanno acceso il calore del mio cuore, che per giorni mi ha portato da quelle parti. Così, come un cane che aspetta il proprio padrone. Che dire, almeno ora la strada per arrivare alla metropolitana la conosco. Un fischio, un fischio mi dico. E poi penso "ma io non so fischiare". Quasi fossi un liceale che cerca una scusa con se stesso per non aver studiato abbastanza. Lo ammetto mi sono assopito un attimo. Ma ora sono vigile. Vigile grazie ai miei amici che mi aiutano in questa ricerca. E grazie a tutti quelli che si affannano per il mio sogno. Certo la mia razionalità ogni tanto mi riporta a terra, ma io la combatto, perché quando impari a volare difficilmente riprendi a camminare. Forse tutto questo non porterà a nulla, forse la ritroverò e ne rimarrò deluso, forse è tutto sbagliato, forse mi hai già trovato e la cosa ti spaventa, forse sarai tu a rimanerne delusa, ma tant'è che un sogno è un sogno e non ho nessuna intenzione di risvegliarmi sul più bello. Voglio continuare a dormire.

venerdì 21 dicembre 2012

Fine del mondo

Niente, ancora nulla. Un'altra giornata di vuoto. Un altro giorno passato a pensare a quel momento. A quel bagliore che seguo come una luce in un tunnel. Gli amici mi aiutano, ma io continuo a sentirmi come un paio di sci senza neve. Qualcuno mi scrive "forse l'abbiamo trovata" e poi la speranza viene disattesa. Ma io continuo a cercarti, non mollo, come un albero che vaga sospeso alla ricerca del prato giusto su cui liberare le proprie radici. Il prato l'ho scelto, ora lo devo solo ritrovare.

giovedì 20 dicembre 2012

L'incontro

Ero lì, in quel non luogo dal forte sapore suburbano, dove un ponte ha l’aspetto di un abbraccio consolatorio per quei treni che ogni giorno si incontrano, senza mai potersi toccare. Quasi fosse una metafora della mia voglia di starti più vicino. Ma i binari della mia timidezza, mi hanno tenuto lì, fermo e immobile. Lasciandomi solo un filo di voce per esprimere un concetto semplice, come quello di chiedere un indicazione “scusami mi sono perso, la metropolitana è qui vicina”? E tu, chiusa nel tuo cappotto e nel tuo cappello marrone, in un brivido, ti sei scrollata di dosso la diffidenza che trasmette quel luogo. Il mio accento partenopeo come un ottimo compagno di viaggio ha fatto il resto. “Non è lontana, saranno duecento metri. Scendi qui a destra e ci sei”. Una frase di due secondi che mi ha dato il tempo di dividerti in mille fotogrammi. Fotogrammi di inquadrature strette sulle tue labbra, sulle tue mani e sui tuoi occhi. Le mie labbra invece, si chiusero in un banale “Ok grazie”. E tu di tutta risposta, senza lasciare trasparire nessuna timidezza... “Se ti perdi fai un fischio". E io tirai fuori il peggior sorriso che avevo a disposizione. Finì così, quasi fosse un colpo di vento in alta montagna. Ma ora nella mia testa non c’è che quella immagine di pochi secondi, che moltiplico per arrivare a sera. Secondi che diventano minuti, minuti ore e ore che diventano quegli infiniti giorni che mi dividono da quell’incontro. Ti cerco, perché sento che in un respiro ho avuto la fortuna di accarezzare l’amore. Era il 15 novembre, erano le 23.30, eravamo sul Cavalcavia Bussa. Tu avevi una bicicletta grigia, un cappotto, un cappello di lana e un cellulare che da tempo si era allontanato dal futuro.